Come essere un freelance felice (e davvero free!)
La condizione di freelance è troppo spesso fonte di frustrazione e di insoddisfazione, quando invece dovrebbe essere fonte di felicità e di grande energia. Ho provato a stilare una lista di semplici consigli per riappropriarsi dell’aggettivo FREE e diventare veramente indipendenti, primo passo per tornare ad essere felici. Per farlo, secondo me, si deve passare attraverso un semplice ed essenziale processo di costruzione del proprio Personal Brand (ne ho già parlato qui), intendendo con questo non solo un modo di comunicare con l’esterno, ma un modo diverso di pensare la propria professione.
Questi consigli sono validi sia per i giovani che sono freelance da poco, sia per coloro che pur essendo freelance affermati vorrebbero dare una svolta alla propria carriera e sentirsi davvero indipendenti.
In genere ci si sente piccoli e indifesi come un pettirosso d’inverno, dimenticando che l’uccellino in questione è in realtà molto coraggioso e sa bene il fatto suo, riuscendo ad ottenere tutto quello che gli serve per vivere bene (da pettirosso of course) anche in condizioni difficili…
Concettualmente una delle possibili definizioni è che i freelance sono dei lavoratori autonomi che agiscono per conto terzi, non condizionati da nessun vincolo temporale o logistico. Il termine freelance è anche interessante dal punto di vista etimologico: viene usato per la prima volta nel romanzo “Ivanhoe” di Walter Scott per indicare i Lancieri che mettevano a disposizione, del signore che pagava meglio, la loro arte guerresca.
Nel Novecento l’uso di questo termine si è diffuso in tutto il mondo e probabilmente per l’appeal dell’aggettivo “free”, è sembrato adatto ad una nuova generazione di lavoratori autonomi che si muoveva indipendentemente nel mercato; purtroppo negli ultimi venti anni almeno il termine freelance è passato ad indicare condizioni di lavoro sempre peggiori, essendo diventato un termine sinonimo di lavoratore a progetto, di esternalizzato, di collaboratore e di precario: il freelance è diventato di fatto un lavoratore dipendente senza averne i diritti e i vantaggi.
Per poter ribaltare la situazione e riappropriarsi dell’aggettivo “free” è importante lavorare sul proprio approccio alla professione: considerarsi indipendenti porterà solo benefici. Perché il freelance non dovrebbe mangiare ogni giorno nella stessa mensa, ma cambiare sempre: in casa, al ristorante, dal piadinaro, da solo o in compagnia, ecc.
Il freelance deve imparare a sviluppare la propria professione seguendo l’idea che è lui il timoniere della propria carriera: pensare a se stessi come se si fosse un brand, un marchio, un’azienda, come agli imprenditori di se stessi oppure ai padroni della propria vita, aiuta a sentirsi indipendenti e unici.
Una volta stabilita la propria indipendenza, si incomincia a pensare a se stessi come ad un PROGETTO, tanto che la propria FACCIA diventerà il vostro primo MARCHIO – il primo modo con il quale sarete riconosciuti anche sul web – e ogni vostro comportamento parlerà del vostro lavoro e di come lo svolgete. Potremmo chiamare questo semplice sistema che vado a spiegare, la costruzione della vostra Personalità Professionale.
Ho individuato 5 punti per sviluppare quello che può essere un percorso di consapevolezza, ridotto all’essenziale, verso l’indipendenza e lo sviluppo di una propria personalità professionale, il più possibile unica e di successo.
- Nominarsi
- Definirsi
- Organizzarsi
- Promuoversi
- Condividere
1. NOMINARSI
Il vostro cognome o il vostro nickname vanno già benissimo: possono essere loro il vostro marchio.
Nel mondo dell’arte, ad esempio, questo avviene da sempre: l’artista si identifica con il suo nome, e spesso non soltanto l’artista, ma tutta la sua bottega. Succede anche per gli stilisti di moda, per gli scrittori e per gli attori. Quando sentite quel cognome sapete già cosa aspettarvi, le emozioni che vi riserverà.
Questo è il primo passo da fare: darsi un nome, e crederci.
In questo caso, visto che siete freelance è bello che UNO VALGA UNO, cioè che dietro quel nome-marchio ci sia una persona con il suo naso, i suoi pensieri, il suo modo di parlare, la sua visione del mondo. Avere un nome riconoscibile aiuta in un mondo in cui i servizi offerti sono talmente tanti che le persone non possono conoscerli tutti. Perciò il nome può funzionare là dove la definizione del vostro lavoro non dovesse bastare.
2. DEFINIRSI
Questa è la parte più importante di tutto il processo: dopo aver capito e accettato che il vostro nome può essere considerato il vostro marchio, c’è bisogno di stabilire cosa fate e come lo fate rispetto al resto del mercato.
Qual è il bisogno che spingerà il cliente a chiamarvi?
È importante sapere bene cosa è che fate e quali sono i vostri servizi: il vostro lavoro deve parlare per voi, non dovrebbe essere necessario spiegarlo.
In più dovreste essere in grado di stabilire e di decidere quale sia il vostro USP (ovvero Unique Selling Point): la vostra unicità, quella caratteristica che avete solo voi e può differenziarvi nel mercato. Ad esempio, può essere un servizio molto specifico oppure il modo insolito in cui svolgete un servizio molto conosciuto.
3. ORGANIZZARSI
Dovete organizzare bene il vostro lavoro in modo che possiate dedicare tempo ed energie, senza disperderle inutilmente, a ciò che vi piace fare meglio e che è il cuore della vostra attività (anche se credo che un po’ di entropia non faccia mai male, come ho spiegato qui). Il senso di frustrazione è sempre dietro l’angolo e bisogna imparare a tenerlo a bada.
Ripensare agli spazi in cui lavorate (ne ho parlato qui), organizzare le giornate, prepararsi ai momenti di non-lavoro o di crisi, archiviare in modo intelligente i propri contatti, gestire il lato contabile, organizzare e gestire i rapporti con i clienti e con i colleghi, e molte altre cose.
Dovete mantenere la vostra dignità di essere umano: svegliarsi tardi, non farsi mai la barba (se uomini), lavorare in pigiama, bersi un Campari alle 2 del pomeriggio davanti al computer, lasciare che tutto si accumuli, procrastinare, alla lunga logora anche la rockstar più intossicata. Vi abbrutirete e le persone che incontrerete per motivi di lavoro se ne accorgeranno.
Essere Freelance significa avere il doppio delle energie, perché si è liberi di fare ciò che ci piace o che ci riesce meglio. La libertà è la vostra benzina, la gioia di fare il vostro lavoro deve trasparire e deve essere uno dei motivi per cui verrete scelti.
4. PROMUOVERSI
Una volta stabiliti Nome e USP e organizzato il vostro lavoro, dovete pensare ai clienti (anche quando ne avete già). Ci sono molti modi per promuoversi, ma il migliore è pianificare una strategia in cui gestire la vostra presenza online e offline. Stare bene sui Social, ma essere anche Sociali (partecipare ad eventi come questi, organizzarne, incontrare colleghi, confrontarvi con i potenziali clienti ecc.), gestire anche le Mailing List e saper anche incontrare di persona i clienti.
In questo processo secondo me è molto importante affidarsi ad un professionista che possa spiegarvi come usare al meglio le vostre capacità: io l’ho fatto e la mia vita professionale è cambiata in meglio; ho aumentato la mia autorevolezza, conosciuto un sacco di gente interessante, mi si sono aperte nuove opportunità e in questo modo trovato un sacco di energie nuove per fare il mio lavoro sempre meglio. E tutto questo grazie al fatto che ho capito di avere un pubblico, che mi apprezza perché gli sono UTILE.
Certo, per me che sono un creativo può sembrare molto più facile, ma è fondamentale pensare di costruirsi un pubblico, perché conterrà anche i vostri potenziali clienti (qua trovate l’articolo in cui spiego meglio questo concetto). Solo che con questo approccio tutte le vostre azioni di marketing saranno più morbide e piacevoli, piuttosto che ispirate a strategie guerresche e target da colpire.
In fondo vendete servizi utili, mica saponette!
5. CONDIVIDERE
Come freelance dovete puntare sulla condivisione, piuttosto che sulla competizione. Non c’è ragione perché abbiate paura degli altri, dovete essere socievoli, accoglienti e disponibili. Aprirvi è una delle massime libertà che possiate permettervi. La vostra soddisfazione si spanderà nell’aria come il profumo dei tigli e contagerà i vostri clienti, quelli acquisiti e quelli potenziali.
In più la condivisione aiuta ad allargare il mercato e a sviluppare nuove opportunità; far conoscere il proprio lavoro agli altri, aiuterà ad aumentare i clienti, anche se in questo modo aumenteranno le persone che offriranno il vostro stesso servizio (ovvero i vostri concorrenti): la crescita è esponenziale ma direttamente proporzionale. Crescono i clienti, si moltiplicano i concorrenti, aumentano i budget, eppure ce n’è abbastanza per tutti. La crescita è un processo naturale, e non vivendo in un mondo di moscerini della frutta questa crescita ha anche dei tempi tali che è possibile trarne dei vantaggi.
Anche adesso con la crisi economica che alle volte toglie il respiro. Ricordate che voi siete agili, piccoli, belli e agguerriti come pettirossi.
La carestia è un’ipotesi molto remota!
(Con questo non voglio dire che non dobbiate essere ambiziosi e che non possiate essere ricchi o fortunati: semplicemente il fatto di essere piccoli vi permette di occupare nicchie di mercato anche confortevoli e di non essere schiacciati dal cuneo della crisi che in genere spacca in mille pezzi i grandi soggetti.
Osservate un pettirosso in inverno e capirete cosa voglia dire non avere paura di essere troppo piccoli…)
CONCLUSIONE
Il freelance deve essere consapevole che sentirsi indipendente lo farà crescere dal punto di vista professionale e personale.
In fondo è il mercato stesso a richiederne l’indipendenza: tutti immaginano questa figura professionale felice delle sue scelte e della sua libertà: il freelance frustrato o triste deve essere considerato una contraddizione in termini.
Ogni freelance ha il compito di evolversi per sviluppare al meglio quelle caratteristiche uniche che possiede, anche se per farlo dovrà affrontare se stesso e le proprie paure.
Nel caso, osservate la spudoratezza e l’arroganza dei pettirossi: se ce la fanno loro a sviluppare la propria carriera di insettivori, loro che son piccoli come un colpo di tosse, perché non dovreste riuscirvi voi che siete grandi e grossi?
Questo articolo è il testo del mio intervento al Freelance Camp 2013 ed è stato anche citato sul numero di Wired dell’ottobre 2013.
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